Mercoledì 11 – Port Grimaud / miglia 132 – 147

Se Fréjus è la Pompei provenzale, Port Grimaud è la Venezia francese. Concepito come una piccola città ideale a partire dal 1966 dall’architetto François Spoerry, il complesso residenziale è di fatto un comprensorio di abitazioni private a cui si accede da una porta della città, controllata da una guardiola. La pianta interna si è popolata di ristoranti, caffè, negozi. Ci siamo rifugiati qui perché fuori dalla baia il vento era troppo forte per procedere: apparentemente non siamo i soli a fare questa scelta: il golfo è trafficato di yacht, motoscafi, moto d’acqua, barche a vela. Un kyte-parachute giallo ci saluta dall’alto.

Ormeggiamo a Port Cogolin, la marina adiacente a Port Grimaud, che scegliamo di evitare perché il fondo è troppo basso per accogliere Yellow e il suo pescaggio da un metro e ottanta. Purtroppo l’accesso a Port Grimaud non è immediato: sebbene sia separato da Port Cogolin soltanto da pochi metri di canale, per arrivare al paese occorre fare un ampio giro via terra e quindi arrivare in taxi.  A Port Grimaud incontriamo David e Fabienne, gestori del ristorante La Licorne. Ci raccontano che l’architetto che ha progettato il borgo ha ancora lo studio nel vicolo lì a fianco e che non è raro incontrarlo a bere qualcosa ai tavolini sulla piazza. Diamo un’occhiata, ma non lo individuiamo: stasera ci sono soltanto tanti appassionati di calcio che seguono Inghilterra-Croazia

David va a cercarci nel retro qualcosa da portare con noi su Yellow e trova un bel seau à glace, simbolo degli aperitivi ad ostriche e champagne che si prendono in tutta la baia. Noi, più modestamente, ci accontentiamo di moules et frites: ma che accontentarsi! A stomaco pieno ci prepariamo per la notturna: il vento forte calerà a sera, a mezzanotte è fissato l’orario di partenza. Tutti a bordo, si riprende il mare!

 

 

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