MORELIKETHIS

ZAP – Workshop SPAZIO DARSENA / ARTE

con: Heike Mutter e Ulrich Genth
a cura di: Francesca Busellato, Maria Pina Usai (U-BOOT)
in collaborazione con: CONDIVISO
con il supporto di: Goethe-Institut Genua

Dopo il primo WORKSHOP SPAZIO DARSENA / ARCHITETTURA che si è svolto a giugno 2017, a Settembre siamo tornati ad indagare l’area della Darsena di Genova e di Ponte Parodi con una coppia di artisti internazionali provenienti da Amburgo: Heike Mutter e Ulrich Ghent.
ll Workshop, concepito con un approccio fortemente site-specific e di relazione con il territorio, si colloca all’interno di un percorso di riflessione nell’ambito dell’arte nella sfera pubblica ed è stato strutturato come una vera e propria residenza.

Il workshop ha visto come protagonisti studenti, laureati, ricercatori, professionisti attivi in ambiti afferenti alle discipline architettoniche, artistiche, sociali, umanistiche, scientifiche ed economiche provenienti sia dall’Italia sia dall’estero, interessati ai temi dello sviluppo urbano del territorio attraverso l’arte contemporanea, che hanno focalizzato la propria attenzione sull’area di Ponte Parodi:
non più strategico per funzioni strettamente portuali, Ponte Parodi è oggetto di un progetto di riqualificazione elaborato nel 2001 dallo studio olandese Van Berkel & Bos nell’ambito di un concorso internazionale. A distanza di 16 anni dalla sua concezione, restano ancora incerti i tempi di possibile avvio dei cantieri e delle attività previste.

Risultato finale dei sei giorni di lavoro è stato il progetto MORE LIKE THIS

MORE LIKE THIS

Foto: Martina Uda

Durante il lungo periodo di provvisorietà delle soluzioni messe in atto a Ponte Parodi si è scritta una propria storia del presente, che racconta la sua realtà tra autogestione, sovrapposizioni di interessi e labili demarcazioni del territorio. Il workshop di sette giorni ha cercato di avvicinarsi a questa realtà attraverso un approccio artistico con ricerche, interviste, disegni e documentazione fotografica. Tanti di questi elementi ricchi di storia che ora si trovano sul sito, molto probabilmente non ci saranno più tra un paio di mesi. La serie di poster “More Like This” è composta da foto del luogo scattate durante il workshop, in combinazione con un logo (o meglio di una parte di esso) che rimanda a quello usato per la promozione della città di Genova, aprendo una discussione su identità, utilizzi possibili e promozione del territorio.

Al di là della Darsena si trova Ponte Parodi, molo retrostante al Galata Museo del Mare. Il ponte, nel passato punto di smercio del porto industriale di Genova, è caratterizzato dal vicino silos Hennebique, costruito nel 1901 e dismesso negli anni settanta. Ponte Parodi stesso è una banchina portuale di 23mila metri quadrati; su di esso si trovava un grande silos granario costruito negli anni sessanta e demolito nella primavera del 2002, dopo anni di abbandono. Ultimamente sono ripresi i lavori di messa in sicurezza del molo ed è stato aggiudicato l’appalto per la demolizione dell’edificio restante. I lavoratori di Ponte Parodi si stanno chiedendo se questo serva come preparazione per l’avvio del progetto di UN Studio Van Berkel del 2001. Secondo questo, Ponte Parodi dovrebbe diventare una grande piazza con aree verdi e commerciali, ma ormai ci si domanda se un progetto ideato 16 anni fa sia ancora adeguato. Ora sul sito convivono realtà differenti. L’area è infatti frequentata da lavoratori portuali, appartenenti a ditte come Santoro e Rimorchiatori Riuniti, da studenti dell’istituto Nautico, da pescatori amatoriali e occasionali visitatori

Gli edifici sull’asse centrale di Ponte Parodi sono utilizzati da diverse ditte come i Rimorchiatori Riuniti e Santoro, la ditta responsabile per la gestione dei rifiuti nella zona portuale. Queste ditte hanno installato magazzini, ufficine e uffici su questo molo. Molti di questi si trovano in sospeso, in uno stato temporaneo e indefinito, visto che la demolizione degli edifici è già stata decisa e potrebbe essere avviata in ogni momento. I Rimorchiatori Riuniti sono già stati spostati da una parte dell’area all’altra e vorebbero costruire un loro edificio se solo sapessero dove.

Foto: Martina Uda

Dopo la rivoluzione dell’Expo 1992 e i lavori per Genova Capitale della Cutura del 2004 si pensa a dei progetti anche per la zona di Ponte Parodi. Su un’area di 23 mila mq il progetto per la riqualificazione di Ponte Parodi prevede un centro polifunzionale, pensato come una grande piazza sul Mediterraneo, progettato dagli Architetti di UnStudio Van Berkel & Bos. L’area storicamente ospitava il silos granario, che venne demolito nel 2002 per liberarla in vista del futuro progetto che prevede un polo didattico con auditorium, una discoteca, un Terminal Crociere e spazi di servizio per la nautica, un centro spa-fitness, campi sportivi, una piscina e un centro commerciale. Inoltre la copertura, sfruttando l’estensione della superfice vuole essere un grande spazio verde che diventa un enorme parco affacciato sul mare. Per ridare slancio a un’economia ormai spenta e creare migliaia di nuovi posti di lavoro (circa 1000 tra le nuove assunzioni nelle strutture del Centro e gli impieghi durante la fase di cantiere), con un investimento di 150 milioni di euro, viene pensato questo grande polo commerciale dal design suggestivo e innovativo.

Foto: Martina Uda

“Qui siamo fuori dal mondo” ci racconta un pescatore di Ponte Parodi. Al primo sguardo possiamo dargli ragione. La maggior parte dell’area è infatti rimasta abbandonata dagli anni ’70 del secolo scorso. Negi ultimi anni la natura sembra aver riconquistato la banchina. Nel centro città è probabilmente difficile trovare la stessa varietà di piante che si trovano a Ponte Parodi, che qui crescono rigogliose tra macchinari abbandonati. Grazie al silenzio, che regna nell’area durante il fine settimana, viene utilizzata da alcuni cittadini di Genova come luogo per rilassarsi e passeggiare. Nei giorni feriali però l’area non sembra tanto romantica, come invece appare nella fotografia. I lavoratori delle compagnie ancora operative, animano la banchina.
Le gru della Calata Giovanni Bettolo di Sampierdarena, che si possono riconoscere nello sfondo, mentre trasportano i container per imbarcarli sulle navi, rendono il lavoro il soggetto principale della fotografia. Nell’immagine l’acqua nel bacino del porto sembra terra di nessuno, una linea di demarcazione tra i due mondi: quello del lavoro e quello della ricreazione. Qualche sguardo dei visitatori di Ponte Parodi è però diretto al porto container di Sampierdarena; una connessione tra queste due realtà opposte.

Foto Ulrich Genth

“Che mi ricordo io il bar che c’era lì ogni mattina prendeva 70-80 litri di latte al giorno. Ma sai quanti bar c’erano?! saranno stati più di 15 bar, lavoravano tutti!”. *
Poi, riferendosi alla situazione attuale, continuano : “Ora dove vai vai, stanno chiudendo tutti, tutti gli stabilimenti… ormai la tecnologia… hanno dimezzato il personale.. dove una volta ce n’erano 10 ora ce n’è 1”.*
Il Bar Ponte Parodi fino al 2013 era una vera istituzione per chi lavorava lì. Situato tra l’area pubblica del porto turistico e i vecchi magazzini del Ponte Parodi, aveva la funzione di punto di aggregazione e fulcro della vita sociale dell’area. La leggendaria focaccia megagalattica era molto richiesta. Per via dei progetti di riqualificazione dell’area, il gestore è stato costretto dal Comune a chiudere il bar. Si dice che sia andato a vivere in Brasile e del Bar sono rimaste soltanto le insegne sbiadite dal sole.

*Pescatore di Ponte Parodi.

Foto Martina Uda

Però in terra qua è l’unico posto, ti mandano via da tutte le parti. Una volta andavamo in altre zone del porto, ti tolleravano e ti lasciavano pescare. Poi piano piano hanno privatizzato e adesso non ti fanno neanche più entrare.”*

Lo stato di temporaneità di tutte le attività presenti al momento su Ponte Parodi, consente vari tipi di uso spontaneo dello spazio, generando così una caotica, e tuttavia sorprendentemente sinergica compresenza di attori diversi. I pescatori amatoriali vanno a Ponte Parodi per svolgere la loro attività perché, nella costa compresa tra la Foce e Voltri, è l’ultimo luogo in cui è possibile accedere al mare senza necessità di un’imbarcazione. Tuttavia la loro presenza è solo tollerata dai sistemi di vigilanza: sarebbe in realtà proibita. Pagano 20€ per una tessera annuale per avere il permesso di pescare ma l’unico spazio al quale gli è consentito accedere è la diga foranea, raggiungibile solo tramite una barca, al prezzo di 7€ andata e ritorno. Pescare al di fuori dell’area prevista può costare una multa di qualche migliaia di euro. I pescatori si conquistano quindi a fatica la libertà di svolgere il loro passatempo, nel silenzio dell’unico luogo rimasto “fuori dal mondo”, mentre sullo sfondo c’è chi, arrivando da lontano, il tempo libero decide di pagarlo molto caro. Da una parte c’è chi cerca di conquistarsi la libertà di un rapporto con il mare e dall’altra chi vive la città portuale attraverso tour organizzati al minuto, se non solo attraverso un oblò.

*Pescatore di Ponte Parodi.

Foto Martina Uda

Barriere tra il porto e la città. Linee che segnano proprietà diverse, un simbolo di difesa per la sicurezza dal terrorismo. Nella foto un uomo sta saltando una barriera situata tra la Darsena e Ponte Parodi. Un’azione che viene ripetuta puntualmente, metafora della barriera esistente tra questa zona del porto e la città, ma anche il simbolo della spartizione del terreno diviso in diverse proprietà. L’edificio che sovrasta la darsena, il Cembalo, è diventato uno spartiacque: verso la città, si apre l’area di competenza comunale che comprende il Museo del mare, il sommergibile Nazario Sauro e iniziative come il punto per la vendita diretta del pescato e la chiatta di Dialogo nel buio. Sul fronte opposto, entrando nel territorio dell’Autorità portuale, le contraddizioni si moltiplicano: la nuova Facoltà di Economia che doveva portare vivacità alla zona si contrappone ai cantieri eterni di Ponte Parodi, all’Hennebique e alle costruzioni abbandonate. La Darsena chiude, di fatto, a ponente, il Porto Antico ed ospita oltre ai bacini di carenaggio, le piccole imbarcazioni dei pescatori. Adiacente vi è il Galata – Museo del Mare.

Foto Martina Uda

“…Poi c’è anche l’altro silos, strano che non l’abbia preso qualcuno per farci un bell’albergo. Ora là dentro ci vanno a fare le uova i gabbiani. Ehhh lì ci lavoravano più o meno 1000 operai -eh Armando?- lavoravano 24h su 24”. *

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo Genova diventa il polo principale per l’attività di transito e deposito della merce cerealicola proveniente dal levante. Per contrastare la concorrenza di altri porti europei venne progettata una struttura che si occupasse della raccolta e distribuzione del grano direttamente sulla linea ferroviaria. Il Silos granaio di Genova fu costruito nel 1901, con tecniche innovative come quella brevettata da Hennebique per strutture in cemento e ferro e come l’aspirazione del grano dalle navi per mezzo di pompe. L’edificio con i suoi 38 mila mq calpestabili, lungo 220 metri e alto sei piani fu il primo edificio in Italia costruito con la tecnica del cemento armato. Attivo fino all’inizio degli anni ‘70 e da allora abbandonato, nel tempo sono stati molti i progetti proposti da enti pubblici o privati per il recupero e utilizzo dell’edificio. Nel 2001 in occasione del G8 vennero commissionate delle installazioni per decorare alcuni edifici storici in disuso. Trovandosi al lato della Stazione Marittima, dove avvenivano le riunioni del G8, nel Silos granario furono predisposte delle installazioni luminose e delle tende rosse su ogni finestra della facciata.

*Pescatore di Ponte Parodi.


WORKSHOP SPAZIO DARSENA / ARTE

Con Heike Mutter e Ulrich Genth 
Nell’ambito di ZAP / Zones Portuaires / Genova
A cura di Francesca Busellato e Maria Pina Usai / U-BOOT
In collaborazione con Condiviso
Con il supporto di Goethe-Institut Genua 

Partecipanti:

Ginevra Ballarini
Wei Danantong
Christof Salzmann
Daniela Dolderer
Linda Buondonno
Margherita Bonsano
Kathrin Borer
Doris Schaepfer
Martina Uda